LO SGUARDO DELL’ANIMALE MORENTE | L’ultimo scodinzolio | di Raffaele Mantegazza

Pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 42 | autunno 2020
Spostare l’attenzione da sé all’altro. Dalla propria specie (dominante, predatrice) a tutte le altre (dominate, predate) con le quali condividiamo il pianeta. Disfarsi, una volta per tutte, della deformante visione antropocentrica. Maturare piena consapevolezza, a dispetto dell’educazione acquisita fin dalla più tenera infanzia, che l’animale (un cane, un gatto, un maiale, una mucca…) non è un oggetto, una cosa, una creatura implicitamente inferiore e non senziente, ma un essere vivente unico e irripetibile, dotato di una sua emotività, di un suo vissuto, di un suo punto di vista sul mondo. Un’entità individuale che, esattamente come noi, nasce, prova gioie e sofferenze, e infine muore. Scrollarsi di dosso, una volta per tutte, la superba convinzione di essere i soli legittimati detentori del piacere e del dolore. (continua a leggere)