Archive for the ‘ Articoli vari ’ Category

L’AMORE BALDRACCO | La Bellezza di Dario | Vita e Opera di Dario Bellezza

su Amedit n. 30 – Marzo 2017

Il corpo di Dario Bellezza, poeta, riposa nel cimitero acattolico di Roma (noto anche come “cimitero degli artisti e dei poeti”), a Testaccio, accanto alla storica colonia felina di Piramide Cestia. Circondato dai tanto amati gatti, in vita come in morte, dai passetti felpati e furtivi di quelle bestiole imprevedibili, fedeli e sfuggenti, esserini dolcissimi d’una spericolata innocenza, come quei ragazzetti malandri rincorsi per tutta una vita. Divinità randagie, sonnecchiose sfingi, i gatti fanno spesso capolino nelle poesie di Dario, chiamati a consolare una inguaribile solitudine. Ha un padrone che pensa al suo cibo: tanto gli basta come fosse un infante. Se io basto a lui, lui basta a me col cuore in declino. (continua a leggere)

WARME BRÜDER | I Fratelli caldi della Berlino prehitleriana

Su Amedit n. 29 – Dicembre 2016.

Grazie a quali particolari contingenze storiche, sociali, economiche e politiche si è andata delineando per la prima volta la consapevolezza di una identità e di un orientamento omosessuali? È possibile rintracciare un’origine, la scintilla che ha innescato il prodigioso incendio? La tesi sostenuta da Robert Beachy nel monumentale saggio Gay Berlin. L’invenzione tedesca dell’omosessualità – tradotto in Italia da Angelo Molica Franco (Bompiani, 2016) – è che l’origine della graduale acquisizione di un’identità omosessuale vada rintracciata nella Germania della seconda metà dell’Ottocento, e più nello specifico a Berlino. L’analisi di Beachy, puntuale e dettagliata (prodiga di rimandi bibliografici) si snoda lungo un arco temporale che va grossomodo dal 1869 – anno in cui il termine Homosexualität (curioso impasto di latino e greco) fece la sua comparsa all’interno di un pamphlet tedesco che si opponeva allo statuto antisodomia prussiano – al 1933, l’anno nero della nomina di Hitler a cancelliere del Reich.

Sottoculture omosessuali premoderne sono rintracciabili in diverse epoche del passato (dall’età rinascimentale a quella illuminista), ma è solo nella nascente nuova metropoli a cavallo tra ‘800 e ‘900 che si vanno configurando le prime comunità organizzate; Berlino sotto quest’aspetto ha rivestito un ruolo cruciale (più di Parigi o Londra), agendo come una calamita e divenendo man mano un punto di riferimento se non una vera e propria mecca per tutte quelle esistenze non allineate. Nel cuore elettrico e scintillante di Berlino confluiscono a più riprese poeti, scrittori, artisti, scienziati, medici da ogni angolo d’Europa, attirati dalla fertile cultura cosmopolita e da quel clima di relativa libertà garantito dal frenetico processo di urbanizzazione; la popolazione in continuo aumento favoriva inoltre l’anonimato, un requisito come vedremo più avanti assolutamente fondamentale, perché a seconda delle situazioni essere schwul era un reato al contempo tollerato e perseguito. (LEGGI TUTTO)

 

SOTTO UN CIELO MUTO | Elie Wiesel (30 settembre 1928 – 2 luglio 2016)

Su Amedit n. 28 – Settembre 2016

Eliezer Wiesel trascorre la sua infanzia in una piccola cittadina della Transilvania, Sighet, nel distretto delle Maramureş. Ebreo ortodosso animato da una fede totalizzante, Elie è poco più che un bambino quando ai giochi e alla spensieratezza preferisce lo studio appassionato del Talmud. In sinagoga si raccoglie in genuina preghiera, piange per la distruzione del Tempio, e ha un solo desiderio: trovare un degno maestro che lo introduca ai misteri della Cabbalà. Elie vive in Dio e per Dio. Non ha altro per la testa che la sua grazia e la sua misericordia. Non ha esperienza del male. Sa solo che il male è nell’assenza di Dio. Nell’assenza di luce. All’età di quindici anni sul primo fiore della sua giovinezza calerà la notte, la notte più nera che un’anima pura possa arrivare a concepire, il buio pesto, la tenebra più assoluta. (continua a leggere) 

 

DOMUS RELICTA | Le case abbandonate

Su Amedit n. 27 – Giugno 2016

Cosa diventano le case quando smettono di essere abitate, quando coloro che vi hanno soggiornato, per una notte o per una vita intera, sono andati via per sempre? Restano le pietre a testimoniare un passaggio, un insediamento, una stanzialità, pietre pregne che come spugne hanno trattenuto gli umori e le stille, le folate e le raffiche, l’afa, la brina, il volgere eterno delle stagioni. Una casa abbandonata non è più una casa, è un luogo che sta nel mezzo, in una dimensione spazio-temporale sospesa, in muta oscillazione tra passato e presente. Le dinamiche dell’abbandono, quali che esse siano, inaugurano fin dal primo istante un lento processo di sconsacrazione: lasciata a se stessa la casa si avvia a diventare un rudere, una trista ruina, un informe cumulo di macerie (la pietra torna alla terra, sprofondando, sgretolandosi, stretta nella morsa delle rampicanti e delle erbe infestanti); prima però che il cerchio si chiuda, prima dello sfacelo, la casa abbandonata se ne resta lì per lunghi decenni, in desolata impassibilità, a incamerare oggi un segno, una screziatura, domani una crepa, un crollo, e via così, dalla patina bigia e cenerina all’insulto della scalfittura, dall’infiltrazione insidiosa al tremito del primo cedimento strutturale. Questione di tempo e tutto vien giù, intonaci e muri portanti, pilastri e stucchi, solai e cantine. (continua a leggere)

ARCHITETTURA BIOMIMETICA | Ovvero l’arte della bio-ispirazione

Su Amedit n. 26 – Marzo 2016

Imitare gli ingegnosi modelli della natura per risolvere complessi problemi umani: è questo l’ambizioso obiettivo dell’architettura biomimetica, una disciplina sperimentale relativamente nuova, ma che può vantare già numerose applicazioni in svariati contesti. Dal greco bios (vita) e mimesis (imitazione), l’architettura biomimetica non va confusa con le operazioni di mascheramento degli edifici attraverso pannelli vegetali (si veda a questo proposito Patrick Blanc e il suo rivestimento “vertical green”). Oggi più che mai occorre ripensare l’architettura in termini di sostenibilità; all’arte della demolizione (la progressiva rimozione del preesistente ad alto impatto ambientale) devono necessariamente affiancarsi un’edilizia consapevole e nuovi sistemi di produzione a ciclo chiuso capaci di convertire scorie e scarti in energia intelligente. La biomimetica è una nuova filosofia per l’architettura contemporanea, un vero e proprio piano di salvataggio per il pianeta. (continua a leggere)

6.000.000 | La Shoah in 100 mappe | Un saggio di Georges Bensoussan, con cartografie di Mélanie Marie

Su Amedit n. 26 – Marzo 2016

Per la grande macchina burocratica nazionalsocialista gli ebrei furono soprattutto numeri, null’altro che cifre da destinare, per progressiva sottrazione, all’azzeramento. L’unità (l’essere umano ridotto a mera entità numerica) sfuma nelle decine, nelle centinaia, nelle migliaia, nelle centinaia di migliaia, nei milioni, fino ad arrestarsi su una cifra drammaticamente compresa tra i 5,9 e i 6,2 milioni. Le azioni di sterminio interessarono oltre un terzo della popolazione ebraica mondiale (gli ebrei d’Europa furono letteralmente, o dovremmo dire numericamente, dimezzati). I numeri, nero su bianco, lasciano poco spazio all’immaginazione: l’oggettiva constatazione, la cosiddetta conta dei danni (stimata tutt’altro che per eccesso), rende superflua ogni interpretazione. (continua a leggere) 

 

AMEDIT Magazine, n° 25 – Dicembre 2015

Célestine, Charlotte, Vivian, Christine, Noha, Lili, Arianna, Barbara, Giuni, Alice, Loredana, Ada, Maria… o più semplicemente Eva. Eva mitocondriale, Eva biblica, Eva contemporanea, Eva: la recidiva. Questo numero di Amedit ha decisamente nome di donna, dalla più spregiudicata alla più santificata, passando per infinite cangianti sfumature. Curioso, meraviglioso essere. Una sfinge senza segreti per dirla con Oscar Wilde. Eccone dunque un omaggio, o un monito, senza alcuna pretesa di esaustività (pur nella sua imperturbabilità la donna è continuità, moto perpetuo, rigenerazione). Siete pronti a intraprendere un viaggio nella storia, nella letteratura, nel cinema, nell’arte e nella musica per scoprire alcuni straordinari profili di donne avulsi dai soliti luoghi comuni? (continua a leggere)

IN FORMA DI ROSA | Pasolini. Alla memoria

Pier Paolo Pasolini è stato assassinato su una spiaggia dell’Idroscalo di Ostia la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. Sono trascorsi quarant’anni, ed è necessariamente dalla sua morte, violenta, improvvisa, crudele che ogni volta bisogna ripartire per tentare di riannodare le righe spezzate della sua opera, un’opera tanto compiuta quanto incompiuta, incisa come una stigmata sulla carne corrotta del nostro Paese. Nel desolante sterminato vuoto istituzionale che circonda e accerchia i grandi padri della nostra letteratura, l’indifferenza subdola verso Pasolini è tanto più imperdonabile perché sconfina silenziosamente nell’oblio, nell’amnesia affettiva, nell’omertà intellettuale. (continua a leggere)

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AMEDIT Magazine, n° 24 – Settembre 2015 | Speciale Pier Paolo Pasolini

Tra le pagine di questo numero non poteva mancare il nostro doveroso omaggio a Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre quest’anno il quarantennale dalla morte; per l’occasione Iano ha realizzato l’immagine di copertina, emblematicamente intitolata “Noli me tangere” e un logo celebrativo che accompagna tutti i contributi raccolti in uno speciale a lui dedicato. (continua a leggere)

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AMEDIT Magazine, n° 23 – Giugno 2015

«Non tollero i rom, non tollero gli extracomunitari, i delinquenti, i gay, le lesbiche, i trans! Sarò libera o no?». Sono le parole scritte da un’utente sul social network Twitter. C’è chi, come il leader della Lega Salvini commenta l’arrivo di nuovi barconi d’immigrati nelle coste italiane con “Lasciamoli in mezzo al mare!”; e chi come il segretario di Stato vaticano Parolin, definisce l’esito del referendum sulle nozze gay in Irlanda “Una sconfitta per l’umanità”. A giudicare da queste espressioni, ormai tanto frequenti, si direbbe che l’epoca della caccia alle streghe è tutt’altro che finita. Ci sono sempre nuovi nemici e nuovi spettri da allontanare. C’è un evidente malessere sociale, e l’immagine che ne emerge sembra essere quella di una collettività, di uno Stato e di una Chiesa capaci solo di individuare il nemico, il capro espiatorio a cui addebitare le cause di tutti i mali. Chissà se sono queste le riflessioni che hanno di recente fatto dire allo scrittore Umberto Eco, riguardo ai social network: “danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. (…) Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”. (continua a leggere)