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VISIONI DELL’ANTROPOCENE | Maria Candeo | DRO DRONE LAND

su Amedit n. 30 – Marzo 2017

All’immagine ravvicinata – soggettiva, frontale, sfacciata – l’artista padovana Maria Candeo oppone quella satellitare restituita fotograficamente dal drone. La visuale perpendicolare pur generando un distacco, un allontanamento, non si traduce mai in un abbandono definitivo. Dall’alto le cose dabbasso appaiono per come sono realmente, null’altro che segni su una superficie, piccole increspature sul mantello terrestre. L’occhio elettronico scruta da una prospettiva verticale alla stregua di una divinità imparziale: l’inquadratura, elusi i margini canonici, si allarga ad abbracciare oceani e continenti, restituendo una imago mundi corale e onnicomprensiva. Dotati di sofisticati sensori i droni raccolgono dati attraverso telerilevamenti, informazioni non percepibili a occhio nudo; in queste immagini osserviamo tracce, sfumature e cromie che monitorano il processo di desertificazione, l’innalzamento degli oceani, la cementificazione, l’impatto delle sostanze inquinanti e tutte le trasformazioni in atto sul nostro pianeta. (continua a leggere)

HIERONYMUS BOSCH | Il maestro dell’incubo in mostra a Venezia

su Amedit n. 30 – Marzo 2017

Hieronymus Bosch (1450-1516), nome d’arte di Jheronimus van Aken, è nativo di ‘s-Hertogenbosch (Bosco ducale), una cittadina olandese della provincia del Brabante settentrionale. Figlio d’arte, – suo padre e suo nonno erano pittori – non si mosse mai dal contesto natio (nessun documento attesta infatti la sua permanenza in altro luogo), di qui forse la scelta di far coincidere il proprio nome con quello del paese natale. Poco sappiamo dove abbia affinato i suoi studi negli anni della giovinezza; la sua vasta erudizione lascia ipotizzare che si sia formato in una qualche università o presso conventi di certosini o domenicani. A eccezione dell’apprendistato nella bottega di famiglia, non ci è dato di sapere nulla di certo. (continua a leggere)

L’AMORE BALDRACCO | La Bellezza di Dario | Vita e Opera di Dario Bellezza

su Amedit n. 30 – Marzo 2017

Il corpo di Dario Bellezza, poeta, riposa nel cimitero acattolico di Roma (noto anche come “cimitero degli artisti e dei poeti”), a Testaccio, accanto alla storica colonia felina di Piramide Cestia. Circondato dai tanto amati gatti, in vita come in morte, dai passetti felpati e furtivi di quelle bestiole imprevedibili, fedeli e sfuggenti, esserini dolcissimi d’una spericolata innocenza, come quei ragazzetti malandri rincorsi per tutta una vita. Divinità randagie, sonnecchiose sfingi, i gatti fanno spesso capolino nelle poesie di Dario, chiamati a consolare una inguaribile solitudine. Ha un padrone che pensa al suo cibo: tanto gli basta come fosse un infante. Se io basto a lui, lui basta a me col cuore in declino. (continua a leggere)

FEROCE COME LA VITA | Dingo | un romanzo di Octave Mirbeau

su Amedit n. 30 – Marzo 2017

Attraverso Dingo lo scrittore francese Octave Mirbeau delinea l’ideale d’uomo che avrebbe voluto incarnare, un concentrato d’indipendenza, di libertà e di totale affrancamento dai legacci della società borghese. Pubblicato a puntate su Le Journaltra il 20 febbraio e l’8 aprile del 1913, il romanzo esce in volume per l’editore Fasquelle il 2 maggio dello stesso anno. Dopo le scorribande automobilistiche e gliallontanamenti de La 628-E8 (1907), Mirbeau sceglie di ambientare questa sua ultima fatica nei confini dell’angusta provincia, e più precisamente nel microcosmo di Ponteilles-en-Barcis, una piccola cittadina nella regione dell’Île-de-France; per molti aspetti l’ambientazione richiama il villaggio di Cormeilles-en-Vexin, dove Mirbeau trascorse quattro anni della sua vita, dal 1904 al 1908. Dingo ha struttura narrativa composita, divisa tra il romanzo e l’autobiografia; rientra a buon diritto in quella che Serge Doubrovsky nel 1977 ha definitoautofiction, ossia un’ibridazione tra realtà e finzione, tra cronaca lineare di avvenimenti vissuti e palese distorsione romanzesca. (continua a leggere)