LA NAZIFICAZIONE DELLA STORIA | Il nazismo e l’Antichità | Un saggio di Johann Chapoutot
su Amedit n. 32 – Settembre 2017.
La cattedrale nera del nazismo ha infilzato le sue guglie acuminate nei cieli del Nord Europa, affondando al contempo le fondamenta nel suolo profondo alla spasmodica ricerca di una terra d’origine, la patria d’elezione del popolo germanico. Bisognava accaparrarsi un passato quanto più possibile glorioso per giustificare un presente così gravido di conseguenze per il futuro. Più si scavava e più montava la frustrazione. Gli archeologi sguinzagliati dal regime non rinvenivano che cocci di brutte brocche, ordinari utensili e frammenti di rozze suppellettili, nulla che potesse testimoniare la grandezza di una civiltà evolutasi in seno alle arti e alla buona politica. Una genealogia barbarica mal si conciliava con il progetto hitleriano della Nuova Germania, intesa fin dall’inizio alla stregua di una renovatio imperii. Senza l’exempla di un perduto splendore iscritto nel sangue non poteva darsi alcuna resurrezione a lunga gittata; ai figli fragili, disorientati, orfani di modelli virtuosi, bisognava assegnare una filiazione corroborante, e qual miglior partito della Grecia e di Roma, le culle auree dell’umanità. Bisognava cercarli lì i padri, prima nella Grecia classica e poi nell’Impero romano, lì e in nessun altro luogo, a debita distanza da un Oriente inteso quale fetida cloaca di razze inferiori, subdole contaminatrici del sangue puro germanico. (continua a leggere)