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AMEDIT Magazine, n° 23 – Giugno 2015

«Non tollero i rom, non tollero gli extracomunitari, i delinquenti, i gay, le lesbiche, i trans! Sarò libera o no?». Sono le parole scritte da un’utente sul social network Twitter. C’è chi, come il leader della Lega Salvini commenta l’arrivo di nuovi barconi d’immigrati nelle coste italiane con “Lasciamoli in mezzo al mare!”; e chi come il segretario di Stato vaticano Parolin, definisce l’esito del referendum sulle nozze gay in Irlanda “Una sconfitta per l’umanità”. A giudicare da queste espressioni, ormai tanto frequenti, si direbbe che l’epoca della caccia alle streghe è tutt’altro che finita. Ci sono sempre nuovi nemici e nuovi spettri da allontanare. C’è un evidente malessere sociale, e l’immagine che ne emerge sembra essere quella di una collettività, di uno Stato e di una Chiesa capaci solo di individuare il nemico, il capro espiatorio a cui addebitare le cause di tutti i mali. Chissà se sono queste le riflessioni che hanno di recente fatto dire allo scrittore Umberto Eco, riguardo ai social network: “danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. (…) Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”. (continua a leggere)

IL CELESTE SCOLARO DAGLI OCCHI DI CIELO | Emilio Jona racconta la storia di Federico Almansi | Il giovane poeta amato da Umberto Saba

Tra biografia documentale e trasposizione romanza Emilio Jona ricostruisce la tormentata vicenda umana e poetica di Federico Almansi, il garçon maudit amato da Umberto Saba. Del bel Federico, ribattezzato da Saba “occhi di cielo”, non si è conservata neanche una fotografia, quasi che la sua abbagliante bellezza di biondo angelo efebico – una bellezza purtroppo minata dal demone latente della schizofrenia – appartenesse più al mito (e al suo archetipo) che al mondo reale. Tracce labili di quest’animo inquieto sono sopravvissute in pochi sparuti scritti, in una piccola rosa di accorate poesie e in una manciata di lettere, forse troppo poco per poterne restituire compiutamente la nitidezza del profilo; ma certo l’eco più profonda risuona nel cuore sofferto e innamorato della poesia sabiana: «Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce. Morire è nulla; perderti è difficile.» (continua a leggere)