Posts Tagged ‘ amici del mediterraneo ’

AMEDIT MAGAZINE, n° 21 – Dicembre 2014

Salvare il salvabile. Proteggere, preservare, custodire quanto di più prezioso ci rimane. E il Natale, al di là delle etichette di regime, è pur sempre una celebrazione dell’infanzia, una festa della luce, un invito alla coesione, la misteriosa eco di un richiamo lontanissimo. Questo numero di Amedit si apre proprio con una “storia del Natale”, un Natale raccontato nel suo nascere e nel suo evolversi, al fine di restituirne un ritratto più autentico e universale. Sotto l’albero, permetteteci la licenza, preziosi doni, contributi saggistici e approfondimenti su personaggi del calibro di Giacomo Leopardi, Corrado Augias, Vittorio Corcos, Luisa Casati e Frederick Rolfe (quest’ultimo forse meno noto al pubblico italiano, ma assolutamente da riscoprire). A seguire alcune tra le uscite discografiche più interessanti sia sul versante italiano che su quello internazionale. Tra i personaggi, due insoliti ritratti di Yves Saint Laurent e Dario Argento. In chiusura, un omaggio alla straordinaria figura di Porporino. Lucignolo in copertina, opera esclusiva di Iano, rimanda all’irrinunciabile rituale del balocco, qui esibito in una chiave feticistica light-latex (l’opera è attualmente esposta a Düsseldorf nell’ambito del “Kunst Project 14”). Un numero ricco, sfaccettato e, come è buona tradizione di Amedit, elegantemente irriverente. Tutta la redazione brinda alla buona salute dei nostri lettori, sempre più curiosi, sempre più fedeli. [Continua a leggere…]

AMEDIT MAGAZINE, n° 20 – Settembre 2014

Scoprire, svelare, togliere il velo. Spogliarsi, finalmente, di ogni impostura. Non sono forse i fantasmi ad agitarsi sotto i lenzuoli? Messa a nudo la verità si manifesta in tutta la sua limpida trasparenza. I tempi, ora, forse sono sufficientemente maturi per iniziare la svestizione, nel nome di una Civiltà necessaria, irrinunciabile. La donna, in particolare – così avvolta, appallottolata in una sottocultura che la vuole più femmina-madre che persona – farebbe bene ad affrancarsi sia dai burqa d’Oriente che dai botox d’Occidente. In questo numero la nostra riflessione si spinge oltre il velo, oltre gli intrighi di certe trame, oltre quelle ragnatele che hanno attecchito tra le culture e le religioni. Al velo che copre, ammanta e censura ben si farebbe a opporre il velluto di un sipario che si spalanca sullo spettacolo autentico e nudo della vita, una vita imprevedibile che per sua natura non assegna ruoli fissi ma solo opportunità. Ai metri e metri di tessuti luttuosi (tuniche, tonache o altre palandrane) e agli orditi sintetici (patine siliconiche o altri innesti sottocutanei) ci sentiamo di preferire le mise più adamitiche, figlie primogenite di un’umanità sana e naturale. Oltre il velo c’è dunque la persona, ed è a questa che bisogna guardare per poterla riconoscere e apprezzare nella sua unicità. La copertina ideata da Iano, significativamente intitolata “VE LO DO IO”, vuol far riferimento proprio a questo; nell’icona però, come in un gioco di specchi, è un’impacciata figura maschile a indossare il velo, nel caso specifico una veletta, che lo traspone in una condizione d’improbabile vedovanza (le ragnatele alle sue spalle rimandano a tradizioni e convenzioni obsolete e, al contempo, a temibili trappole). Amedit, giunta al suo ventesimo numero, desidera ringraziare ancora una volta tutti i suoi lettori, e un ringraziamento particolare va agli sponsor che con puntualità e coraggio sostengono orgogliosamente il nostro progetto. (Continua a leggere)

AMEDIT MAGAZINE, n° 19 – Giugno 2014

Ci sono secessioni di cui restiamo i soli testimoni, essendone i diretti interessati. Non sempre se ne ha consapevolezza. A un certo punto della vita avviene una deriva; qualcosa che ci costringe ad abbandonare certe cose cui tenevamo molto, a modificare i nostri comportamenti, le nostre prospettive, il nostro modo di pensare e di agire. “Si cresce, si diventa adulti. Il cambiamento è necessario.” Diranno molti. Certo. Ma l’esito di questa trasformazione non sempre è quella che auspicavamo. Puoi non riconoscerti più in ciò che sei diventato. Ti sei lasciato agire dagli eventi, ti sei fatto forgiare da cause esterne a te stesso. Sei altro da te. In fondo al pozzo della tua anima giacciono i relitti di tutto ciò che hai dovuto tuo malgrado abbandonare, lasciarti dietro. Per sempre. Non tutto ciò che è andato perduto meritava d’essere salvato, ma tra quelle cose ce n’erano sicuramente alcune (forse tante) che andavano preservate, custodite gelosamente. C’erano cose che avresti dovuto portare con te, e magari sviluppare. Ma la rinuncia ti è apparsa inevitabile. I vezzi e i balocchi di quand’eri bambino, man mano che crescevi furono seguiti da sogni, desideri, aspirazioni che ebbero uguale destino. Di questa secessione tra un prima e un dopo (chissà quante volte reiterata) sei il solo a pagare il conto. Oggi sei qui, con questo barattolo di vetro trasparente tra le mani. Pensi alle parole di Janet Frame “Tutte le cose sotto vetro sono preziose ”, e sai che quell’involucro è ancheconserva, preservazione. Provi a scavare, a ripescare dal fondo di quel pozzo; tenti di recuperare i lacerti di quel tuo personale universo più volte violato e saccheggiato. Tutto ora è chiuso dentro quel barattolo. Custodito e insieme represso. Sottovuoto spinto. Un barattolo può sempre essere riaperto. [Continua a leggere…]

VETTOR PISANI | EROICO ANTIEROICO | Retrospettiva

Una grande retrospettiva rende finalmente giustizia alla figura di Vettor Pisani, eroico antieroicoinvestigatore dello scenario artistico di questi ultimi cinquant’anni. Il percorso espositivo incorpora circa duecento opere e si snoda in due sedi distinte: il MADRE di Napoli e il Teatro Margherita di Bari. Curata da Andrea Viliani e Eugenio Viola (con la supervisione di Laura Cherubini e il prezioso apposto di Mimma Pisani, vedova dell’artista) la mostra raccoglie in un unico corpus decenni di ricerche sospese tra azione e rappresentazione. Mitologia, alchimia, ermetismo, esoterismo, dottrina rosacrociana, citazioni dal mondo dell’arte… sono presenti tutti i territori esplorati da Pisani [Continua a leggere…]

AMEDIT MAGAZINE, n. 18 – Marzo 2014

Con questo diciottesimo numero Amedit diventa simbolicamente maggiorenne. Un traguardo che non vuole essere autocelebrazione ma ricognizione, riepilogo, bilancio e al tempo stesso nuova e grintosa propulsione. Amedit va avanti e lo fa con rinnovato vigore, complice quella rincorsa, quell’anticipo sui tempi che da sempre accompagna gli audaci, gli sfrontati, gli impuniti. È il volto di un’anziana figura dall’espressione indefinibile a vestire coraggiosamente questo numero primaverile; a dispetto di tanta giovinezza patinata per una volta è l’infaustavecchiaia a finire in copertina. Proprio alla senectusabbiamo voluto dedicare un ampio percorso che ne indaga i molteplici aspetti lontano dai luoghi comuni, e che costituisce il tema portante di queste pagine. La ricchezza di argomenti qui proposti, attraverso l’arte, la letteratura, la musica, il cinema e le storie narrate, offre una volta di più al nostro lettore la possibilità di intraprendere un viaggio nei meandri della vita, senza più spettri da rimuovere, né tantomeno da edulcorare. Tutto richiede da parte nostra la capacità di uno sguardo nuovo, forse più disincantato ma non per questo meno avvincente, per saper scorgere ovunque la bellezza e la dignità d’una vita che continuamente ci rivendica nei suoi aspetti più concreti. Quello idealmente tracciato sarà il viaggio che nel corso di questa primavera ci traghetterà fino al prossimo numero, fino all’albeggiare d’una nuova estate, quando ci ritroveremo con altre storie e nuovi territori da esplorare, insieme, come nella migliore tradizione degli Amici del Mediterraneo. [Continua a leggere…]

ZURBARAN | Francisco de Zurbarán in mostra a Ferrara, Palazzo dei Diamanti

Francisco de Zurbarán è nativo di Fuente de Cantos (provincia di Badajaz, Estremadura), ma si trasferisce ben presto a Siviglia dove è documentato il suo apprendistato nella bottega di Pedro Diaz de Villanueva. All’età di ventiquattro anni ottiene la commissione per la pala d’altare della Virgen de Nuestra Senora de la Granada nella sua terra natale; nel 1626 il giovane Francisco è al lavoro per un ciclo di ventuno tele su commissione del convento domenicano di San Pablo el Real (tra i soggetti rappresentati un Sant’Ambrogio, un San Gregorio e un San Girolamo, oggi conservati presso il Museo di Belle Arti di Siviglia). [Continua a leggere…]

LEONARDO UNIVERSALE | 52 disegni di Leonardo in mostra a Venezia | Gallerie dell’Accademia

Forse la vera grandezza di Leonardo risiede più nei progetti, e in certe intuizioni, che nelle realizzazioni in senso stretto. Uomo del Rinascimento, anzi incarnazione del Rinascimento stesso, ha saputo proiettarsi ben oltre la sua contingenza storica, sia come scienziato sperimentale e sia come artista (e se Leonardo si sentisse intimamente più scienziato o più artista è difficile stabilire). Personalità enigmatica, eccentrica, complessa, per gran parte ancora oscura e suscettibile di interpretazioni sempre nuove al punto da configurarsi quale materia di studio a sé, una disciplina in fieri capace di riformularsi alla luce di ogni nuova scoperta o ipotesi interpretativa. [Continua a leggere…]

PIER PAOLO PASOLINI E I TEDDY BOYS | La Nebbiosa (Il Saggiatore, 2013) | Quasi un film di Pier Paolo Pasolini

La sceneggiatura La Nebbiosa venne commissionata a Pasolini dal produttore Renzo Tresoldi nel 1959, e sarebbe dovuta diventare un film con la regia di Gian Rocco e Pino Serpi. Non se ne fece nulla e l’opera rimase nel cassetto (fortuna che Pasolini ebbe cura di inviarne una copia dattiloscritta alla rivista “Filmcritica”). Nel 1959 Pasolini aveva da poco pubblicato Una vita violenta, e siamo in quel frangente ibrido sperimentale che precede il suo debutto nella regia con Accattone (1960). Le similitudini tra La Nebbiosa e Accattone sono tante, e potremmo spingerci a definire questo film mai girato una sorta di contraltare meneghino del romano AccattoneLa Nebbiosa è per l’appunto la grigia e fumosa Milano, la Milano del boom, delle luci e dei grattacieli, ma soprattutto la Milano delle nuove periferie, una terra di nessuno dove certa gioventù fa tutt’uno con un’amorale demotivazione.  [Continua a leggere…]