LE FINESTRE IMPOSSIBILI | Un affaccio nell’opera di Carlo Bazzoni
Potremmo considerare la millenaria consuetudine architettonica di dotare le mura perimetrali di finestre come l’ovvia risposta all’ovvia domanda di aria e di luce, almeno sul piano più squisitamente pratico e strumentale. Allo stesso modo, l’opera d’arte appesa su parete ha ricoperto un ruolo altrettanto irrinunciabile per l’uomo, che attraverso questafinestra impossibile ha rimirato prospetti e sezioni del “naturale rappresentato”, sovente specchiandovisi e riconoscendovisi. L’analogia corre lungo i bordi delle rispettive quadrature, ma non si esaurisce sui margini, anzi proprio nel pieno del vuoto centrale trova nuove e più indubitabili similitudini. Come un panorama che si staglia al di là di una finestra, con la sua porzione di terra e di cielo, così i segni e le cromie che fanno capo a un’opera d’arte si dispiegano sulla trama della tela, suggerendo uno spazio in profondità. La finestra, per chi guarda dall’interno verso l’esterno, è un pulpito privilegiato che abbraccia una visione specifica, discriminante verso tutto ciò che è fuori campo. Alla stregua del suddetto pulpito, l’opera d’arte circoscrive categoricamente il soggetto (o il non-soggetto) rappresentato nel suo grembo bidimensionale, estraendosi ed estraniandosi dal contesto contingente. (Continua a leggere)