DOMUS RELICTA | Le case abbandonate
Cosa diventano le case quando smettono di essere abitate, quando coloro che vi hanno soggiornato, per una notte o per una vita intera, sono andati via per sempre? Restano le pietre a testimoniare un passaggio, un insediamento, una stanzialità, pietre pregne che come spugne hanno trattenuto gli umori e le stille, le folate e le raffiche, l’afa, la brina, il volgere eterno delle stagioni. Una casa abbandonata non è più una casa, è un luogo che sta nel mezzo, in una dimensione spazio-temporale sospesa, in muta oscillazione tra passato e presente. Le dinamiche dell’abbandono, quali che esse siano, inaugurano fin dal primo istante un lento processo di sconsacrazione: lasciata a se stessa la casa si avvia a diventare un rudere, una trista ruina, un informe cumulo di macerie (la pietra torna alla terra, sprofondando, sgretolandosi, stretta nella morsa delle rampicanti e delle erbe infestanti); prima però che il cerchio si chiuda, prima dello sfacelo, la casa abbandonata se ne resta lì per lunghi decenni, in desolata impassibilità, a incamerare oggi un segno, una screziatura, domani una crepa, un crollo, e via così, dalla patina bigia e cenerina all’insulto della scalfittura, dall’infiltrazione insidiosa al tremito del primo cedimento strutturale. Questione di tempo e tutto vien giù, intonaci e muri portanti, pilastri e stucchi, solai e cantine. (continua a leggere)