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LE PERLE DI OCTAVE | Octave Mirbeau | Le perle morte e altri racconti

Scritti tra il 1882 e il 1900, tra il lento declinare della Belle Epoque e l’insorgere delle prime Avanguardie, questi racconti di Mirbeau si collocano emblematicamente tra la dimensione onirica – prefreudiana, visto che Die Traumdeutung uscirà solo nel
1900 – e quella più strettamente contingente. Scrittore rivoluzionario e già moderno, giornalista instancabile, politico militante, autore di testi teatrali e raffinato critico d’arte, Mirbeau è calato anima e corpo nel cuore problematico del suo tempo, e lo dimostrano i suoi graffianti pamphlet sull’Affare Dreyfus (pubblicati nel decennio a cavallo tra i due secoli). Scrittore incollocabile, grande anticipatore delle destrutturazioni operate dalle Avanguardie artistiche del primo Novecento, Mirbeau ha sempre puntato la sua penna acuminata contro l’ipocrisia delle ideologie istituzionalizzate, e di fatti tutta la sua potente scrittura mira a scarnificare, a scoperchiare, a rivelare, a mettere in luce. (continua a leggere)

LA MORTE DI BALZAC | L’hommage di Octave Mirbeau | Prima traduzione italiana (Skira 2014)

Nel 1907 Octave Mirbeau pubblica con l’editore Fasquelle La 628-E8, una sorta di diario automobilistico (il titolo non è che la targa della sua automobile) contenente scritti di varia natura, riflessioni, appunti di viaggio, e tra questi il controverso hommage a Balzac, tre brevi capitoli riuniti sotto il titolo La Mort de Balzac. Già all’indomani della sua pubblicazione Mirbeau si vede però costretto a ritirarlo. A destare scandalo sono proprio le pagine su Balzac, ritenute in più parti scabrose e gravemente diffamatorie, e in prima linea contro Mirbeau c’è un’agguerrita Anna Mniszech (figlia di Madame Hanska, moglie di Balzac). Per non incorrere in un processo Mirbeau, con il benestare dell’editore, ritira il volume e lo ridistribuisce privo dei tre capitoli incriminati. La Mort de Balzac vide la luce solo dieci anni dopo, ma in sordina e in un’edizione molto limitata; il testo avrebbe conquistato una diffusione più concreta solo nel 1989 (Editions du Lérot) e nel 1999 (Editions du Félin). Nel 2014, per Skira arriva la prima edizione italiana con la puntuale traduzione di Eileen Romano. Molto significativamente l’hommage si apre con una vera dichiarazione d’amore: «Amo Balzac. Non solo amo l’epico creatore della Comédie humaine, ma amo l’uomo straordinario che era, il prodigio di umanità che è stato.» (Continua a leggere)

AMEDIT MAGAZINE, n° 20 – Settembre 2014

Scoprire, svelare, togliere il velo. Spogliarsi, finalmente, di ogni impostura. Non sono forse i fantasmi ad agitarsi sotto i lenzuoli? Messa a nudo la verità si manifesta in tutta la sua limpida trasparenza. I tempi, ora, forse sono sufficientemente maturi per iniziare la svestizione, nel nome di una Civiltà necessaria, irrinunciabile. La donna, in particolare – così avvolta, appallottolata in una sottocultura che la vuole più femmina-madre che persona – farebbe bene ad affrancarsi sia dai burqa d’Oriente che dai botox d’Occidente. In questo numero la nostra riflessione si spinge oltre il velo, oltre gli intrighi di certe trame, oltre quelle ragnatele che hanno attecchito tra le culture e le religioni. Al velo che copre, ammanta e censura ben si farebbe a opporre il velluto di un sipario che si spalanca sullo spettacolo autentico e nudo della vita, una vita imprevedibile che per sua natura non assegna ruoli fissi ma solo opportunità. Ai metri e metri di tessuti luttuosi (tuniche, tonache o altre palandrane) e agli orditi sintetici (patine siliconiche o altri innesti sottocutanei) ci sentiamo di preferire le mise più adamitiche, figlie primogenite di un’umanità sana e naturale. Oltre il velo c’è dunque la persona, ed è a questa che bisogna guardare per poterla riconoscere e apprezzare nella sua unicità. La copertina ideata da Iano, significativamente intitolata “VE LO DO IO”, vuol far riferimento proprio a questo; nell’icona però, come in un gioco di specchi, è un’impacciata figura maschile a indossare il velo, nel caso specifico una veletta, che lo traspone in una condizione d’improbabile vedovanza (le ragnatele alle sue spalle rimandano a tradizioni e convenzioni obsolete e, al contempo, a temibili trappole). Amedit, giunta al suo ventesimo numero, desidera ringraziare ancora una volta tutti i suoi lettori, e un ringraziamento particolare va agli sponsor che con puntualità e coraggio sostengono orgogliosamente il nostro progetto. (Continua a leggere)