Posts Tagged ‘ Luca Massimo Barbero ’

IL DEMONE DELLA MODERNITÀ | Pittori visionari all’alba del secolo breve

Il demone che abita l’oscurità è lo stesso che si manifesta attraverso la luce. Al lutto del secolo che muore fa da contraltare il bagliore festante (artificiale, elettrico, accecante) del Novecento avanguardista, l’époque du nouveau, il grande sfavillante secolo della modernità. Un passaggio al contempo drastico e sfumato: da un lato il lento scorrere e stratificarsi degli eventi, dall’altro l’impatto violento e improvviso del nuovo che avanza; tutto sembra verificarsi in un’unica soluzione di continuità, tra resistenze accademiche conservatrici e slanci sperimentali sconsiderati (dalla notte al giorno e dal giorno alla notte). L’Ottocento tramonta sotto una molteplicità di luci, quelle fuggevoli e leggere dell’Impressionismo e quelle pregnanti e spettrali del Simbolismo. La mostra Il demone della modernità (curata da Giandomenico Romanelli) vuole raccontare – attraverso una cernita di opere realizzate grosso modo tra il 1880 e il 1930 – gli sconvolgimenti che hanno scosso l’Europa a cavallo dei due secoli; l’occhio di bue s’accende sul lato oscuro decadente e crepuscolare, sulla zona d’ombra, su quell’immaginario demonico e onirico che poi sarebbe culminato nel Surrealismo. (continua a leggere)

LA SIGNORA DELLA NOIA | Splendori e miserie della Marchesa Casati | Venezia, Palazzo Fortuny

Luisa, classe 1881, fu innanzitutto una bambina timida e solitaria, e ricca, maledettamente ricca. Secondogenita dei facoltosi Amman (proprietari di grandi cotonifici e industrie tessili nella zona di Pordenone), nacque a Milano e visse fino alla prima adolescenza negli agi e nei lussi della principale residenza di famiglia in zona Brera; il destino però volle che rimanesse prematuramente orfana di entrambi i genitori all’età di quindici anni. Nel 1896, insieme alla sorella Fanny, Luisa passò quindi sotto la tutela dello zio Edoardo Amman, e per i quattro anni successivi visse tra la bella residenza milanese in zona Porta Comasina e la Villa Amelia di Erba. (Continua a leggere)

GIUSEPPE CAPOGROSSI. Una retrospettiva al Guggenheim di Venezia

Lo sforzo estetico della coscienza cerca le relazioni universali

e le organizza in un simbolo intellettuale.

Carlo Carrà, Pittura Metafisica, 1919

di Massimiliano Sardina

La grande retrospettiva, curata da Luca Massimo Barbero, ripercorre la ricerca creativa di Capogrossi dalle prime esperienze figurative degli anni Trenta fino alla produzione astrattista degli anni Cinquanta e Sessanta. L’itinerario espositivo, allestito nelle sale del Guggenheim, si snoda sulle diverse fasi sperimentali affrontate dal pittore romano, dalla visione metafisica del Primordialismo plastico fino alla sintesi estrema dell’ultimo ventennio di attività. Capogrossi è una figura centrale e cruciale del Novecento italiano, e ancora oggi (nel quarantennale della sua morte, avvenuta nel 1972) rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la pittura segnico-astratta. Il rapporto tra Capogrossi e la Guggenheim è di vecchia data e risale al 1953, quando il pittore partecipò alla mostra “Giovani Pittori Europei” organizzata dal Museo Guggenheim di New York; qualche anno più tardi, nel 1958, il museo acquisì una delle sue opere più importanti: [Continua a leggere…]